Fai come faceva Baudelaire (cit.)
Ho paura di volare. In fondo, so che non è vero. Non è il volo, non è il vuoto immenso sotto al sedile, non è il rumore cattivo e insistente di sottofondo. Ho paura della caduta. Sono di matrice apocalittica, vedo il peggio dove è possibile immaginarlo. Terribile a dirsi, ma non ti puoi godere davvero il lieto fine se prima non hai assaggiato il terrore. Dicono in La Haine, il film di Kassovitz, che il vero problema non è la caduta, ma l'atterraggio. Beh, non è vero. Cadi, esplodi, muori, fine dei giochi. Quanto dura la caduta di un aereo? E mi immagino in quei minuti, in quegli ultimi minuti prima dell'impatto, quando non puoi fare assolutamente nulla per salvarti. Non si è mai seduti da soli su di un aereo: si ha almeno un compagno di viaggio. Mentre tutto precipita, come si ammazza il tempo prima dell'atterraggio? Certi pregherebbero, altri piangerebbero, alcuni si farebbero venire in mente tutte le occasioni che hanno lasciato correre via. Altri, credo, rimarrebbero perfettamente immobili, a fissare con un discreto interesse il caos attorno a loro. Ecco, sono io, che in realtà ho la paura nel mio corpo, perché so che da qui non si scappa, ma comunque osservo e (perché no? Un po' mi tremano le mani, però) scrivo. Hai presente Lost, la serie televisiva? Loro sono i superstiti di un disastro aereo. Nelle varie puntate fanno vedere con dei flashback che cosa facevano i protagonisti al momento dell'imbarco e anche prima. Uno ad uno. Prima un personaggio, poi un altro, poi un altro ancora e alla fine, srotolando la matassa e tirando tutti i fili, ci si rende conto che tutti loro erano legati, in qualche modo. Coincidenze, vite parallele, destino. Nella mia vita io scrivo. E quando dicoscrivo, intendo vivo, perché tutto ciò che passa davanti ai miei occhi o sulla mia pelle, poi finisce anche nero su bianco. Forse ancora non lo sai, ma tu ed io siamo i passeggeri di uno stesso volo. Siamo entrambi al Terminal0, bagagli e passaporto in mano, sguardi persi, un po' di batticuore. Tu sei quello che non era nemmeno sicuro di voler fare questo viaggio, ma adesso sei qui. Gli aerei sono un po' come delle scatole d'acciaio e noi siamo tutti dei gatti di Schrödinger. Vivi e morti, salvi e precipitati. Non ti sei ancora accorto che qui tutto sta crollando? Fai come me, fai come faceva Baudelaire (cit.): scrivi.
20D
Comunicazione di servizio 1
Masse di uomini fanno la fila per imbarcarsi, masse di uomini partono per approdare a un luogo nuovo. Contemporaneamente, masse uguali e contrarie fanno la fila per atterrare, per giungere nel luogo esatto da cui i primi sono appena partiti. Speranze, illusioni, desideri di distanze.
Ci sono passeggeri perennemente in volo, che scalciano il sedile davanti, che stanno seduti in mezzo alle coppie, che sognano di non atterrare mai se non nell'oceano, che sperano unicamente nel posto sbagliato, avvezzi stanchi annoiati traditi dai luoghi giusti.
Desideriamo ammirare il mondo da sopra le nuvole, con la nostalgia di chi le nuvole le vede da sotto.
Vogliamo sorvolare i più diversi terreni, mari pianure e catene montuose, desertiche lande desolate e ambiziosi picchi marmorei, indecisioni carsiche e spiagge assediate dall'onda, vederli tutti compenetrarsi in fotografie ritratti sgargianti confusi come un dipinto cubista impresso sulle nostre retine.
Morale è per noi parola antica, suggestiva quanto ignorabile, rispettabile, attaccabile quando sbandierata, condannabile quando maschera di fini secondi. Ingiustamente censurata, censurante censurabile in odor di asfissia. Correttezza e offesa si tengono per mano in prima classe come coppia consumata.
Il gusto è la nostra torre di controllo. La sensibilità l'armonizzarsi concentrico delle coordinate del nostro radar.
Ci riserviamo il diritto di scrivere di qualsiasi tema, aderire rinnegare nella più algida distaccata neutralità o nella più cieca entusiastica partigianeria.
Rivendichiamo il diritto di essere fedeli alle profondità di noi stessi in modo sfacciatamente intransigente. Rivendichiamo l'assoluta libertà d'associazione, quella non sancibile da nessuna costituzione, carta dei diritti, testo sacro o fondamento ideologico. La nostra libertà d'associazione è scambio di corrispondenze per posta aerea sulle rotte più diverse tracciate su carta, incise nel legno, annerite in pixel. Voli che si progettano in anticipo sui tempi e inevitabilmente in ritardo, linee che si incrociano su radar e mappe perché non possono incontrarsi nel cielo.
Il Terminal 0 è quello dove tutti atterrano, se le linee si scontrano nel bianco, nel nulla, sopra le nuvole o nel suo ovattato, vellutato, ventre gravido di cristalli riflettenti.
La catastrofe del ritrovarsi nello stesso luogo, allo stesso tempo. Aeromezzi, nel mezzo del vuoto.
24F
Ho paura di volare. In fondo, so che non è vero. Non è il volo, non è il vuoto immenso sotto al sedile, non è il rumore cattivo e insistente di sottofondo. Ho paura della caduta. Sono di matrice apocalittica, vedo il peggio dove è possibile immaginarlo. Terribile a dirsi, ma non ti puoi godere davvero il lieto fine se prima non hai assaggiato il terrore. Dicono in La Haine, il film di Kassovitz, che il vero problema non è la caduta, ma l'atterraggio. Beh, non è vero. Cadi, esplodi, muori, fine dei giochi. Quanto dura la caduta di un aereo? E mi immagino in quei minuti, in quegli ultimi minuti prima dell'impatto, quando non puoi fare assolutamente nulla per salvarti. Non si è mai seduti da soli su di un aereo: si ha almeno un compagno di viaggio. Mentre tutto precipita, come si ammazza il tempo prima dell'atterraggio? Certi pregherebbero, altri piangerebbero, alcuni si farebbero venire in mente tutte le occasioni che hanno lasciato correre via. Altri, credo, rimarrebbero perfettamente immobili, a fissare con un discreto interesse il caos attorno a loro. Ecco, sono io, che in realtà ho la paura nel mio corpo, perché so che da qui non si scappa, ma comunque osservo e (perché no? Un po' mi tremano le mani, però) scrivo. Hai presente Lost, la serie televisiva? Loro sono i superstiti di un disastro aereo. Nelle varie puntate fanno vedere con dei flashback che cosa facevano i protagonisti al momento dell'imbarco e anche prima. Uno ad uno. Prima un personaggio, poi un altro, poi un altro ancora e alla fine, srotolando la matassa e tirando tutti i fili, ci si rende conto che tutti loro erano legati, in qualche modo. Coincidenze, vite parallele, destino. Nella mia vita io scrivo. E quando dicoscrivo, intendo vivo, perché tutto ciò che passa davanti ai miei occhi o sulla mia pelle, poi finisce anche nero su bianco. Forse ancora non lo sai, ma tu ed io siamo i passeggeri di uno stesso volo. Siamo entrambi al Terminal0, bagagli e passaporto in mano, sguardi persi, un po' di batticuore. Tu sei quello che non era nemmeno sicuro di voler fare questo viaggio, ma adesso sei qui. Gli aerei sono un po' come delle scatole d'acciaio e noi siamo tutti dei gatti di Schrödinger. Vivi e morti, salvi e precipitati. Non ti sei ancora accorto che qui tutto sta crollando? Fai come me, fai come faceva Baudelaire (cit.): scrivi.
20D
Comunicazione di servizio 1
Masse di uomini fanno la fila per imbarcarsi, masse di uomini partono per approdare a un luogo nuovo. Contemporaneamente, masse uguali e contrarie fanno la fila per atterrare, per giungere nel luogo esatto da cui i primi sono appena partiti. Speranze, illusioni, desideri di distanze.
Ci sono passeggeri perennemente in volo, che scalciano il sedile davanti, che stanno seduti in mezzo alle coppie, che sognano di non atterrare mai se non nell'oceano, che sperano unicamente nel posto sbagliato, avvezzi stanchi annoiati traditi dai luoghi giusti.
Desideriamo ammirare il mondo da sopra le nuvole, con la nostalgia di chi le nuvole le vede da sotto.
Vogliamo sorvolare i più diversi terreni, mari pianure e catene montuose, desertiche lande desolate e ambiziosi picchi marmorei, indecisioni carsiche e spiagge assediate dall'onda, vederli tutti compenetrarsi in fotografie ritratti sgargianti confusi come un dipinto cubista impresso sulle nostre retine.
Morale è per noi parola antica, suggestiva quanto ignorabile, rispettabile, attaccabile quando sbandierata, condannabile quando maschera di fini secondi. Ingiustamente censurata, censurante censurabile in odor di asfissia. Correttezza e offesa si tengono per mano in prima classe come coppia consumata.
Il gusto è la nostra torre di controllo. La sensibilità l'armonizzarsi concentrico delle coordinate del nostro radar.
Ci riserviamo il diritto di scrivere di qualsiasi tema, aderire rinnegare nella più algida distaccata neutralità o nella più cieca entusiastica partigianeria.
Rivendichiamo il diritto di essere fedeli alle profondità di noi stessi in modo sfacciatamente intransigente. Rivendichiamo l'assoluta libertà d'associazione, quella non sancibile da nessuna costituzione, carta dei diritti, testo sacro o fondamento ideologico. La nostra libertà d'associazione è scambio di corrispondenze per posta aerea sulle rotte più diverse tracciate su carta, incise nel legno, annerite in pixel. Voli che si progettano in anticipo sui tempi e inevitabilmente in ritardo, linee che si incrociano su radar e mappe perché non possono incontrarsi nel cielo.
Il Terminal 0 è quello dove tutti atterrano, se le linee si scontrano nel bianco, nel nulla, sopra le nuvole o nel suo ovattato, vellutato, ventre gravido di cristalli riflettenti.
La catastrofe del ritrovarsi nello stesso luogo, allo stesso tempo. Aeromezzi, nel mezzo del vuoto.
24F