Il Re del Mondo (anche chiamato Manu) è il sovrano della mitica città di Agarthi. È un regno sotterraneo, nascosto all’occhio dell’uomo, abitato da esseri semidivini fuggiti sottoterra per salvarsi dalla barbarie. Nella Eldorado sotterranea si rifugiarono gli Incas. “Discendi nel cratere dello Jokull di Sneffels che l'ombra dello Scartaris viene a lambire prima delle calende di luglio, viaggiatore ardito, e perverrai al centro della Terra. E questo ho fatto io, Arne Saknussemm”. A Derinkuyu, in Cappadocia, i cristiani si nascondevano a 85metri di profondità, con case, cucine, chiese, scuole e stalle sotterranee.
Miti e verità, per solleticare la fantasia degli uomini, che non vivono di sola terra ferma e luce. Eppure, la storia e le leggende vogliono che i mondi sotterranei siano avvolti in una cappa di paure e insalubrità e, forse, non a torto. Siamo abituati al puzzo delle vecchie cantine, all’idea che il sottosuolo sia il reame dei vermi e dei topi, all’immagine degli occhioni rossi dei mostri che sbucano dalle caverne, al fatto che ai morti spetti solo il buio sottoterra. Ai vivi la luce, ai morti il buio.
Ma i sotterranei appartengono anche ai reietti e ai fuggiaschi, a chi striscia nell’ombra perché il regno della luce e dell’aria lo ha espulso. O è diventato pericoloso. I bunker di guerra, il villaggio sottoterra nel Kansas, costruito nel 1800 dai neri fuggiti dalla schiavitù, Ember, la città sotterranea immaginaria costruita dopo un’ipotetica (ma non così visionaria) guerra nucleare dagli effetti fatali, Petar il Nero, personaggio del film Underground di Emir Kusturica, che per vent’anni dopo la Seconda Guerra Mondiale rimane nascosto in una cantina, ignaro della fine del conflitto, Sloth, il fratello deforme che nel film I Goonies i cattivi di turno nascondono nei sotterranei di un ristorante, Cristina Lanzoni che nel 1994 vive per nove mesi dentro una grotta di Frasassi, nel laboratorio UnderLab a 200 metri sottoterra. “Cercavo la luna, ho trovato il cielo”.
Parigi val bene una messa e val bene anche una visita ai suoi sotterranei. La città dell’amore, della Corte dei Miracoli, della morte e dei miserabili, da quelli più letterari a quelli più veri. Con oltre 300km di cunicoli, gallerie e cave, la Parigi sotterranea ospita le fogne descritte da Victor Hugo, una catacomba immensa con oltre 6milioni di resti umani e i bohèmien più raffinati, “che i party in superficie sono troppo inflazionati”. Un ritorno alla terra. O meglio, sotto la terra. Il 2014 è stato l’anno (grazie al cielo) dei laureati in campagna, come si suole dire, cioè di tutti quei giovani che credono nella fine dell’ecoimperialismo per un ritorno al biologico tout court. E sotto la terra? Gaia, Gea, Madre Terra, culti celtici e druidici, chi più ne ha più ne metta: la terra da sempre è simbolo di vita, nascita, generazione, fertilità. Tutti dei connotati femminili, insomma, e infatti possiamo dire che nell’immaginario comune, in quel denso substrato culturale e folklorico che unisce tutte le mitologie e le credenze popolari, la terra è senza dubbio femmina e ha in sé un potere quasi divino e esoterico, perfino per noi che siamo imbevuti di cristianesimo e monoteismo. La terra è femmina e quindi è madre, dal suo ventre proveniamo e lì ritorniamo.
Non è un caso che nella nostra fantasia (e la realtà non è poi molto lontana) pensiamo ai sotterranei e al sottosuolo come a dei cunicoli bassi e stretti, umidi e soffocanti, che poi alla fine sfociano in un ambiente ampio e spesso circolare, una caverna, una valle. Fa un po’ pensare ad un utero o sbaglio? All’atto del nascere, che quando si nasce si è tutti a carponi e davvero molto sporchi. L’1 giugno del 2006 è nata l’Associazione Brescia Underground. Si legge nella loro presentazione: “L’Associazione si prefigge come scopo principale la ricerca, l’esplorazione e la documentazione del sottosuolo della città. Gran parte delle attenzioni associative vengono dedicate a rogge, fiumi e canali nascosti sotto il centro storico, rivi come Garza, Bova, Celato, Dragone, Molin del Brolo, Garzetta e molti altri ancora privi di mappatura. Canali che fino a tre secoli fa scorrevano alla luce del sole” e quant’altro. Nella loro foto di gruppo mi pare di intravedere una reminiscenza gotica un po’ da famiglia Addams, con tanto di papillon e giacca nera, con una volta sotterranea in muratura un po’ decadente alle spalle. Bellissima.
E queste audaci talpe urbane hanno anche deciso di aprire le loro scoperte al grande pubblico, con delle visite guidate che poi si possono anche recensire e stellinare su Trip Advisor. E tutto questo è fantastico, è un ritorno alle fondamenta di un passato neanche troppo lontano e che ora se ne sta in silenzio sotto i nostri piedi, discretamente nascosto, nel buio della terra che inghiotte e ingloba. Ma a me piace tornare ai miei quattordici anni, a quando facevo le vasche un po’ per noia e un po’ per parata nel centro di Brescia e mi divertivo a contare e scoprire le sagome dei gatti neri agli angoli degli edifici, dei palazzi fatiscenti. Quei gatti neri che un tempo hanno fatto notizia e che ora sono un ricordo scolorito. E avevo anche deciso di scrivere qualcosa su quelle sagome misteriose, perché a quattordici anni credevo che tutti fossero ciechi e che il mondo vero lo vedessi solo io. E fu allora che scoprii Brescia Underground (perché le due cose sono collegate), quando ancora facevano tutto di nascosto, si calavano nelle viscere di Brescia come dei topi inesperti ed erano ancora solo Andrea, Giacomo e Luca, spinti da una grande passione per il fumetto di Cattivik, il piccolo mostriciattolo delle fogne. Sottoterra o nella terra, dipende tutto dalla sfumatura che si vuole dare al proprio post mortem, ci torneremo tutti prima o poi, tanto vale iniziare a familiarizzare con l’ambiente.
20D
Miti e verità, per solleticare la fantasia degli uomini, che non vivono di sola terra ferma e luce. Eppure, la storia e le leggende vogliono che i mondi sotterranei siano avvolti in una cappa di paure e insalubrità e, forse, non a torto. Siamo abituati al puzzo delle vecchie cantine, all’idea che il sottosuolo sia il reame dei vermi e dei topi, all’immagine degli occhioni rossi dei mostri che sbucano dalle caverne, al fatto che ai morti spetti solo il buio sottoterra. Ai vivi la luce, ai morti il buio.
Ma i sotterranei appartengono anche ai reietti e ai fuggiaschi, a chi striscia nell’ombra perché il regno della luce e dell’aria lo ha espulso. O è diventato pericoloso. I bunker di guerra, il villaggio sottoterra nel Kansas, costruito nel 1800 dai neri fuggiti dalla schiavitù, Ember, la città sotterranea immaginaria costruita dopo un’ipotetica (ma non così visionaria) guerra nucleare dagli effetti fatali, Petar il Nero, personaggio del film Underground di Emir Kusturica, che per vent’anni dopo la Seconda Guerra Mondiale rimane nascosto in una cantina, ignaro della fine del conflitto, Sloth, il fratello deforme che nel film I Goonies i cattivi di turno nascondono nei sotterranei di un ristorante, Cristina Lanzoni che nel 1994 vive per nove mesi dentro una grotta di Frasassi, nel laboratorio UnderLab a 200 metri sottoterra. “Cercavo la luna, ho trovato il cielo”.
Parigi val bene una messa e val bene anche una visita ai suoi sotterranei. La città dell’amore, della Corte dei Miracoli, della morte e dei miserabili, da quelli più letterari a quelli più veri. Con oltre 300km di cunicoli, gallerie e cave, la Parigi sotterranea ospita le fogne descritte da Victor Hugo, una catacomba immensa con oltre 6milioni di resti umani e i bohèmien più raffinati, “che i party in superficie sono troppo inflazionati”. Un ritorno alla terra. O meglio, sotto la terra. Il 2014 è stato l’anno (grazie al cielo) dei laureati in campagna, come si suole dire, cioè di tutti quei giovani che credono nella fine dell’ecoimperialismo per un ritorno al biologico tout court. E sotto la terra? Gaia, Gea, Madre Terra, culti celtici e druidici, chi più ne ha più ne metta: la terra da sempre è simbolo di vita, nascita, generazione, fertilità. Tutti dei connotati femminili, insomma, e infatti possiamo dire che nell’immaginario comune, in quel denso substrato culturale e folklorico che unisce tutte le mitologie e le credenze popolari, la terra è senza dubbio femmina e ha in sé un potere quasi divino e esoterico, perfino per noi che siamo imbevuti di cristianesimo e monoteismo. La terra è femmina e quindi è madre, dal suo ventre proveniamo e lì ritorniamo.
Non è un caso che nella nostra fantasia (e la realtà non è poi molto lontana) pensiamo ai sotterranei e al sottosuolo come a dei cunicoli bassi e stretti, umidi e soffocanti, che poi alla fine sfociano in un ambiente ampio e spesso circolare, una caverna, una valle. Fa un po’ pensare ad un utero o sbaglio? All’atto del nascere, che quando si nasce si è tutti a carponi e davvero molto sporchi. L’1 giugno del 2006 è nata l’Associazione Brescia Underground. Si legge nella loro presentazione: “L’Associazione si prefigge come scopo principale la ricerca, l’esplorazione e la documentazione del sottosuolo della città. Gran parte delle attenzioni associative vengono dedicate a rogge, fiumi e canali nascosti sotto il centro storico, rivi come Garza, Bova, Celato, Dragone, Molin del Brolo, Garzetta e molti altri ancora privi di mappatura. Canali che fino a tre secoli fa scorrevano alla luce del sole” e quant’altro. Nella loro foto di gruppo mi pare di intravedere una reminiscenza gotica un po’ da famiglia Addams, con tanto di papillon e giacca nera, con una volta sotterranea in muratura un po’ decadente alle spalle. Bellissima.
E queste audaci talpe urbane hanno anche deciso di aprire le loro scoperte al grande pubblico, con delle visite guidate che poi si possono anche recensire e stellinare su Trip Advisor. E tutto questo è fantastico, è un ritorno alle fondamenta di un passato neanche troppo lontano e che ora se ne sta in silenzio sotto i nostri piedi, discretamente nascosto, nel buio della terra che inghiotte e ingloba. Ma a me piace tornare ai miei quattordici anni, a quando facevo le vasche un po’ per noia e un po’ per parata nel centro di Brescia e mi divertivo a contare e scoprire le sagome dei gatti neri agli angoli degli edifici, dei palazzi fatiscenti. Quei gatti neri che un tempo hanno fatto notizia e che ora sono un ricordo scolorito. E avevo anche deciso di scrivere qualcosa su quelle sagome misteriose, perché a quattordici anni credevo che tutti fossero ciechi e che il mondo vero lo vedessi solo io. E fu allora che scoprii Brescia Underground (perché le due cose sono collegate), quando ancora facevano tutto di nascosto, si calavano nelle viscere di Brescia come dei topi inesperti ed erano ancora solo Andrea, Giacomo e Luca, spinti da una grande passione per il fumetto di Cattivik, il piccolo mostriciattolo delle fogne. Sottoterra o nella terra, dipende tutto dalla sfumatura che si vuole dare al proprio post mortem, ci torneremo tutti prima o poi, tanto vale iniziare a familiarizzare con l’ambiente.
20D