Avvertenza
Ciò che segue è la replica fredda e senza compromessi allo spartito precedente, di cui è consigliabile la danza pena l'incomprensibilità dei passi seguenti.
Ciò che segue contiene prese di posizione lucide e noncuranti dell'emotività altrui.
Ciò che segue è costato all'autore un processo di introspezione razionale del tutto eccezionale, un'intransigenza che ha saputo accantonare, in nome dell'analisi logica e delle proprie convinzioni, alcune colonne fondamentali dell'esistenza.
Ciò che segue è costato all'autore la negazione temporanea dell'empatia e della sensibilità.
Ciò che segue vuole essere un ritratto digitale e meccanico delle posizioni più radicalmente razionali in grado di smontare differenti livelli di ipocrisia intellettuale.
Ciò che segue potrebbe costare all'autore, così come al lettore, rotture di amicizie, riformulazioni della propria visione del mondo, perdita di affetti e associazioni di immagini da cui sempre è rifuggito.
Ciò che segue è costato all'autore grande sofferenza, perché l'autore è conscio del senso tragico dell'insostenibilità delle posizioni contrarie. L'autore sente la nostalgia per un'equivalenza, mai realizzatasi, tra ciò che nella sua mente è vero e ciò che nel suo cuore è giusto. Ma soprattutto, tra ciò che tenta di chiamare bellezza e ciò che tenta di chiamare verità.
1) Il Controvalzer del fine - contestazioni puntuali
.1 Una delle tesi del cosiddetto 'complottismo geopolitico di destra'.
Contestazione su due livelli. Prima di tutto, convincere gli alleati a intervenire in quei paesi non è stato poi così difficile, e non può esserlo visto che l'alleanza ha questo 'socio di maggioranza' che, nel caso dell'Iraq, si permette pure di scavalcare l'Onu. Altro che alleati.
Secondo, un intervento armato contro l'Isis è già benvisto dall'opinione pubblica (posto che conti qualcosa) in Francia e non solo in Francia, e sia la Le Pen che Hollande già si sono sbilanciati parecchio con o senza mitraglieri parigini di mezzo.
.2 Una delle tesi del cosiddetto 'complottismo antifascista'.
"Ma per favore." Potrei chiuderla qui. L'FN è già primo partito in Francia, si votasse domani, con o senza Hebdo, la Le Pen sarebbe presidente della repubblica.
.3 Tesi del 'complottismo antisionista (non di rado antisemita) trasversale'
L'ebreo, per molti, c'entra in tutto ciò che accade nel mondo. Intreccia 'ebreo' con 'servizio segreto' e per questa gente otterrai un'organizzazione onnipotente. Il Mossad, è vero, è parecchio efficiente. Ma mi sembra totalmente inutile organizzare una cosa così per tentare di giustificare qualche azione interna. Uno, perché un servizio segreto non necessita di approvazione dell'opinione pubblica, per funzionare. Due, è da mò che Israele fa quel che gli passa per la testa senza bisogno di attentati a Parigi.
Soprassediamo sulla Palestina al tribunale dell'Aja. Riconoscimenti e poltrone qua e là, mentre Gaza finisce sotto le bombe. Vero, Hamas spara i razzi. Diciamo che Israele ha un'idea tutta sua delle convenzioni di guerra.
.4 Altra tesi del 'complottismo antifascista', stavolta con sfumature pseudo-marxiste.
Basterebbe vedere le vendite del CH in Francia e in Europa. "Charlie Hebdo chi?" avrebbe risposto l'europeo medio, prima delle esecuzioni.
.5 Altra tesi del 'complottismo geopolitico', stavolta più trasversale.
L'UE è succube degli Usa, e mica lo dico io. Lo dicono tutte le volte che la linea americana si è imposta su quella europea.
Organizzare ste cose è da dilettanti sanguinari. La politica e l'economia non sono Risiko e GTA. Basta un indice di borsa per far fallire un paese intero.
"Eh ma gli americani hanno già fatto cose così". Sì, quando la finanza non esisteva.
.6 Tesi che circola in ambienti tradizionalisti di varia natura.
Mi limito a dire che reati collegati alla 'blasfemia' esistono tuttora in alcuni paesi europei (Italia compresa..) e che si tende a non prendere per il culo i cleri, bianchi o neri che siano, perché è molto poco economicamente conveniente. L'informazione, la stampa che non ha più finanziamento pubblico fa mercato. Disegnare cose alla Charlie Hebdo è, per molti, del tutto antieconomico perché pochissimi compreranno un giornale del genere. Omologazione al politicamente corretto, chi perché ci crede e molti altri perché puoi vendere meglio.
Ho citato l'Inghilterra perché ogni tanto censura CH, l'Italia perché se parli male della chiesa su una testata nazionale finisci a lavorare al Gazzettino di Gubbio, la Germania perché i musulmani sono tantissimi e la Bosnia perché è un paese europeo musulmano.
.7 Altra tesi del 'complottismo antisionista', stavolta con sfumature arabe e musulmane.
Del Mossad ho già detto. Di tutte le guerre che si sono fatte all'interno del 'mondo musulmano' solo negli ultimi 70 anni (grosso modo l'età di Israele) son pieni scaffali di libri. Iran-Iraq, guerre civili qua e là.. Quello è un ambiente teso, con o senza ebrei di mezzo. Vero anche che spesso Israele ci mette il suo, ma alleati musulmani ne ha parecchi. Altro che unità.
.8 Tesi del 'complottismo grillino-postcomunista-antiamericano'.
Anche questa è complicata. Non vedo una correlazione diretta, almeno giustificata così. Forze sociali rivoluzionarie, adesso come adesso in Europa, non esistono proprio se non in piccola, e poco significante, parte. Se intendiamo la Le Pen come parte delle forze rivoluzionarie, non si capisce che effetto avrebbe Parigi, perché dovrebbe impedirle di limonare con Putin.
2) Il Controvalzer della colpa - contestazioni generali
.1 Partiamo da Houellebecq. Collegare l'uscita di Sottomissione all'attentato di Parigi confermerebbe solo il fatto che parlare male dell'Islam in un Paese dell'Europa occidentale (in questo caso, il più secolarizzato) è parecchio rischioso. Il che non è di solito l'intento con cui viene citato Houellebecq in relazione all'attentato, viene anzi citato come esempio di intolleranza islamofobica. Ora, per lui come per la Fallaci, senza entrare nel merito di quello che hanno scritto, vale un principio molto semplice: la confutazione a parole di una tesi è ben diverso che sparare addosso a chi l'ha pronunciata. La Fallaci potrebbe aver detto una marea di boiate, e visto che i suoi libri, come molti che le addossano responsabilità dirette e non, non li ho letti, non ne ho idea.
In ogni caso, sto dalla parte di Houellebecq, della Fallaci, di Theo Van Gogh, di Charlie, non necessariamente in merito ai contenuti ma in difesa della loro facoltà di esprimersi.
Nessuno ha sparato in nome loro. Si è sparato in nome di Allah, contro (qualcuno) di loro.
.2 Un sistema di pensiero è fondato sulla scienza, la logica razionale, la separazione tra Stato e Chiesa, la partecipazione democratica, la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, la Corte dell'Aja.
Qualcuno l'ha chiamata 'visione cartesio-kantiana del mondo'.
Un altro riconosce l'autorità giuridica di un libro che si vuole scritto da un profeta vissuto 1400 anni fa sotto dettatura di Dio in persona. Credere che non ci sia un conflitto ideologico evidente tra questi due sistemi di pensiero, equivale a dire che San Tommaso d'Aquino avrebbe potuto partecipare alla Rivoluzione Francese al fianco degli enciclopedisti e di Robespierre, o che Voltaire e Rousseau sarebbero andati volentieri a cena dallo zar, o che Antonio Gramsci sarebbe potuto essere il ministro dell'istruzione di Franco in Spagna.
Senza entrare nell'analisi del termine neocon, se l'accusa a Samuel Huntington è quella di aver inventato un conflitto per dare agli Usa un nuovo nemico, possiamo dire che ha piegato a fini politici interni, discutibili finché si vuole, una incompatibilità del tutto reale.
Al confronto, il conflitto con il sistema di pensiero marxista-leninista è molto meno profondo.
E di questo Huntington, probabilmente, era ben conscio.
.3 Appioppare il titolo di 'freedom fighter' a qualcuno per il semplice fatto che combatte contro una dittatura è semplicistico: ognuno combatte per ottenere qualcosa. L'ipocrisia c'è stata eccome e in più vicende: Libia, Siria, Egitto. Non credo si possa chiamare 'freedom fighter' qualcuno che vuole abbattere un dittatore per votare un partito che istituisca leggi ispirate alla sharia. Con o senza califfati di mezzo.
Ma finanziare o appoggiare qualcuno è ben diverso dal comandare qualcuno.
.4 Il colonialismo, le crociate, Sykes-Picot.
Le crociate. Sentirsi in colpa per le crociate sarebbe come incolpare i tunisini per i massacri di Annibale quando ha varcato le Alpi con gli elefanti. Diverse civiltà, diversi intenti. Solo chi crede al sangue e alla razza come parametri per definire una cultura può addossare la responsabilità delle crociate all'Europa del 2015. Limitandoci al conflitto popoli europei-popoli arabi, per coloro che insistessero ricordo che, se gli europei cristiani hanno tentato più volte di conquistare terre arabe, popolazioni musulmane hanno invaso la Spagna, i Balcani, la Sicilia, l'Impero Bizantino e, non fosse stato per Lepanto e Vienna, sarebbero andate ben oltre.
Inoltre, tra le conquiste musulmane e le crociate c'è una differenza. La dottrina cristiana cattolica attuale non giustifica le crociate. E a livello puramente teologico, sono sempre state incompatibili. La dottrina islamica attuale giustifica senza battere ciglio le conquiste territoriali passate.
Il colonialismo. Tentare di valutare le conseguenze del colonialismo esigerebbe pagine e pagine.
In ogni caso, non sono disposto ad accettare un compromesso sulla mia libertà di parola, né tantomeno di azione legale per sensi di colpa nei confronti di un passato che non ho vissuto né contribuito a creare.
Sykes-Picot, ovvero la spartizione europea del Medio Oriente. Se cent'anni fa i fautori dell'unità politica del Medio Oriente erano gli stessi che vanno forte ora (ovvero Isis e similari), e se le masse del Medio Oriente erano disposte ad appoggiarli come la popolazione sunnita sta (nemmeno troppo) tacitamente appoggiando l'Isis nei territori sotto sua amministrazione, sono un fan di Sykes e pure di Picot. Considerato che cent'anni fa l'istruzione delle masse era certamente inferiore a quella già mediocre garantita dai dittatori o ex dittatori, considerato il fatto che le scuole coraniche colmavano e colmano tuttora il vuoto, considerato il fatto che il pensiero fondamentalista circola nella zona da tempo (l'Arabia Saudita è stata costruita con un'ideologia molto simile a quella dell'Isis), rimango fan di Sykes e pure di Picot. Meglio l'ingiustizia che la barbarie.
.5 Un argomento molto caro ai sostenitori delle società chiuse, per cui ogni 'valore tradizionale' si situa sul medesimo gradino della scala e, in ogni caso, dall'altra parte della barricata rispetto alla società aperta liberaldemocratica.
Concordo sulle posizioni della barricata, per prendere coscientemente le difese della società materialista e liberaldemocratica. Appellarsi al buon gusto, alla satira responsabile, al rispetto delle identità culturali altre significa auspicare l'avvento della censura. Censura che i suddetti sostenitori, in ogni caso, gradirebbero pure.
Ora, anche mettendomi nei panni di uno di codesti suddetti, Islam e cristianesimo hanno modi ben differenti di 'resistere'. 'Non uccidere' e 'ama il prossimo tuo' sono precetti che difficilmente un cristiano si scorda. Anders Breivik dalla Norvegia non è considerato un martire di Cristo.
In ogni caso, non amando le ingerenze religiose negli affari di Stato, considero la Francia un modello da seguire proprio per la laicità e la secolarizzazione portata avanti dall'apparato statale.
.6 Il dibattito su quale delle infinite versioni di una religione sia la più pura o coerente sarebbe da affidare esclusivamente a non credenti in quella religione.
Mi limito a dire che solitamente 'interpretazione letterale' e 'coerenza' hanno un rapporto stretto.
Poco mi interessa, d'altronde. Ma chi dice 'l'Isis non è vero Islam' non ha nessuna autorità per poterlo dire. Il vero Islam è come il falso Islam: non esiste. A meno che tu non creda ad una delle varianti dell'Islam, in tal caso la tua versione sarà l'unica vera e le altre false.
Sul resto del punto 6 non ho nulla da dire.
Ciò che segue è la replica fredda e senza compromessi allo spartito precedente, di cui è consigliabile la danza pena l'incomprensibilità dei passi seguenti.
Ciò che segue contiene prese di posizione lucide e noncuranti dell'emotività altrui.
Ciò che segue è costato all'autore un processo di introspezione razionale del tutto eccezionale, un'intransigenza che ha saputo accantonare, in nome dell'analisi logica e delle proprie convinzioni, alcune colonne fondamentali dell'esistenza.
Ciò che segue è costato all'autore la negazione temporanea dell'empatia e della sensibilità.
Ciò che segue vuole essere un ritratto digitale e meccanico delle posizioni più radicalmente razionali in grado di smontare differenti livelli di ipocrisia intellettuale.
Ciò che segue potrebbe costare all'autore, così come al lettore, rotture di amicizie, riformulazioni della propria visione del mondo, perdita di affetti e associazioni di immagini da cui sempre è rifuggito.
Ciò che segue è costato all'autore grande sofferenza, perché l'autore è conscio del senso tragico dell'insostenibilità delle posizioni contrarie. L'autore sente la nostalgia per un'equivalenza, mai realizzatasi, tra ciò che nella sua mente è vero e ciò che nel suo cuore è giusto. Ma soprattutto, tra ciò che tenta di chiamare bellezza e ciò che tenta di chiamare verità.
1) Il Controvalzer del fine - contestazioni puntuali
.1 Una delle tesi del cosiddetto 'complottismo geopolitico di destra'.
Contestazione su due livelli. Prima di tutto, convincere gli alleati a intervenire in quei paesi non è stato poi così difficile, e non può esserlo visto che l'alleanza ha questo 'socio di maggioranza' che, nel caso dell'Iraq, si permette pure di scavalcare l'Onu. Altro che alleati.
Secondo, un intervento armato contro l'Isis è già benvisto dall'opinione pubblica (posto che conti qualcosa) in Francia e non solo in Francia, e sia la Le Pen che Hollande già si sono sbilanciati parecchio con o senza mitraglieri parigini di mezzo.
.2 Una delle tesi del cosiddetto 'complottismo antifascista'.
"Ma per favore." Potrei chiuderla qui. L'FN è già primo partito in Francia, si votasse domani, con o senza Hebdo, la Le Pen sarebbe presidente della repubblica.
.3 Tesi del 'complottismo antisionista (non di rado antisemita) trasversale'
L'ebreo, per molti, c'entra in tutto ciò che accade nel mondo. Intreccia 'ebreo' con 'servizio segreto' e per questa gente otterrai un'organizzazione onnipotente. Il Mossad, è vero, è parecchio efficiente. Ma mi sembra totalmente inutile organizzare una cosa così per tentare di giustificare qualche azione interna. Uno, perché un servizio segreto non necessita di approvazione dell'opinione pubblica, per funzionare. Due, è da mò che Israele fa quel che gli passa per la testa senza bisogno di attentati a Parigi.
Soprassediamo sulla Palestina al tribunale dell'Aja. Riconoscimenti e poltrone qua e là, mentre Gaza finisce sotto le bombe. Vero, Hamas spara i razzi. Diciamo che Israele ha un'idea tutta sua delle convenzioni di guerra.
.4 Altra tesi del 'complottismo antifascista', stavolta con sfumature pseudo-marxiste.
Basterebbe vedere le vendite del CH in Francia e in Europa. "Charlie Hebdo chi?" avrebbe risposto l'europeo medio, prima delle esecuzioni.
.5 Altra tesi del 'complottismo geopolitico', stavolta più trasversale.
L'UE è succube degli Usa, e mica lo dico io. Lo dicono tutte le volte che la linea americana si è imposta su quella europea.
Organizzare ste cose è da dilettanti sanguinari. La politica e l'economia non sono Risiko e GTA. Basta un indice di borsa per far fallire un paese intero.
"Eh ma gli americani hanno già fatto cose così". Sì, quando la finanza non esisteva.
.6 Tesi che circola in ambienti tradizionalisti di varia natura.
Mi limito a dire che reati collegati alla 'blasfemia' esistono tuttora in alcuni paesi europei (Italia compresa..) e che si tende a non prendere per il culo i cleri, bianchi o neri che siano, perché è molto poco economicamente conveniente. L'informazione, la stampa che non ha più finanziamento pubblico fa mercato. Disegnare cose alla Charlie Hebdo è, per molti, del tutto antieconomico perché pochissimi compreranno un giornale del genere. Omologazione al politicamente corretto, chi perché ci crede e molti altri perché puoi vendere meglio.
Ho citato l'Inghilterra perché ogni tanto censura CH, l'Italia perché se parli male della chiesa su una testata nazionale finisci a lavorare al Gazzettino di Gubbio, la Germania perché i musulmani sono tantissimi e la Bosnia perché è un paese europeo musulmano.
.7 Altra tesi del 'complottismo antisionista', stavolta con sfumature arabe e musulmane.
Del Mossad ho già detto. Di tutte le guerre che si sono fatte all'interno del 'mondo musulmano' solo negli ultimi 70 anni (grosso modo l'età di Israele) son pieni scaffali di libri. Iran-Iraq, guerre civili qua e là.. Quello è un ambiente teso, con o senza ebrei di mezzo. Vero anche che spesso Israele ci mette il suo, ma alleati musulmani ne ha parecchi. Altro che unità.
.8 Tesi del 'complottismo grillino-postcomunista-antiamericano'.
Anche questa è complicata. Non vedo una correlazione diretta, almeno giustificata così. Forze sociali rivoluzionarie, adesso come adesso in Europa, non esistono proprio se non in piccola, e poco significante, parte. Se intendiamo la Le Pen come parte delle forze rivoluzionarie, non si capisce che effetto avrebbe Parigi, perché dovrebbe impedirle di limonare con Putin.
2) Il Controvalzer della colpa - contestazioni generali
.1 Partiamo da Houellebecq. Collegare l'uscita di Sottomissione all'attentato di Parigi confermerebbe solo il fatto che parlare male dell'Islam in un Paese dell'Europa occidentale (in questo caso, il più secolarizzato) è parecchio rischioso. Il che non è di solito l'intento con cui viene citato Houellebecq in relazione all'attentato, viene anzi citato come esempio di intolleranza islamofobica. Ora, per lui come per la Fallaci, senza entrare nel merito di quello che hanno scritto, vale un principio molto semplice: la confutazione a parole di una tesi è ben diverso che sparare addosso a chi l'ha pronunciata. La Fallaci potrebbe aver detto una marea di boiate, e visto che i suoi libri, come molti che le addossano responsabilità dirette e non, non li ho letti, non ne ho idea.
In ogni caso, sto dalla parte di Houellebecq, della Fallaci, di Theo Van Gogh, di Charlie, non necessariamente in merito ai contenuti ma in difesa della loro facoltà di esprimersi.
Nessuno ha sparato in nome loro. Si è sparato in nome di Allah, contro (qualcuno) di loro.
.2 Un sistema di pensiero è fondato sulla scienza, la logica razionale, la separazione tra Stato e Chiesa, la partecipazione democratica, la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, la Corte dell'Aja.
Qualcuno l'ha chiamata 'visione cartesio-kantiana del mondo'.
Un altro riconosce l'autorità giuridica di un libro che si vuole scritto da un profeta vissuto 1400 anni fa sotto dettatura di Dio in persona. Credere che non ci sia un conflitto ideologico evidente tra questi due sistemi di pensiero, equivale a dire che San Tommaso d'Aquino avrebbe potuto partecipare alla Rivoluzione Francese al fianco degli enciclopedisti e di Robespierre, o che Voltaire e Rousseau sarebbero andati volentieri a cena dallo zar, o che Antonio Gramsci sarebbe potuto essere il ministro dell'istruzione di Franco in Spagna.
Senza entrare nell'analisi del termine neocon, se l'accusa a Samuel Huntington è quella di aver inventato un conflitto per dare agli Usa un nuovo nemico, possiamo dire che ha piegato a fini politici interni, discutibili finché si vuole, una incompatibilità del tutto reale.
Al confronto, il conflitto con il sistema di pensiero marxista-leninista è molto meno profondo.
E di questo Huntington, probabilmente, era ben conscio.
.3 Appioppare il titolo di 'freedom fighter' a qualcuno per il semplice fatto che combatte contro una dittatura è semplicistico: ognuno combatte per ottenere qualcosa. L'ipocrisia c'è stata eccome e in più vicende: Libia, Siria, Egitto. Non credo si possa chiamare 'freedom fighter' qualcuno che vuole abbattere un dittatore per votare un partito che istituisca leggi ispirate alla sharia. Con o senza califfati di mezzo.
Ma finanziare o appoggiare qualcuno è ben diverso dal comandare qualcuno.
.4 Il colonialismo, le crociate, Sykes-Picot.
Le crociate. Sentirsi in colpa per le crociate sarebbe come incolpare i tunisini per i massacri di Annibale quando ha varcato le Alpi con gli elefanti. Diverse civiltà, diversi intenti. Solo chi crede al sangue e alla razza come parametri per definire una cultura può addossare la responsabilità delle crociate all'Europa del 2015. Limitandoci al conflitto popoli europei-popoli arabi, per coloro che insistessero ricordo che, se gli europei cristiani hanno tentato più volte di conquistare terre arabe, popolazioni musulmane hanno invaso la Spagna, i Balcani, la Sicilia, l'Impero Bizantino e, non fosse stato per Lepanto e Vienna, sarebbero andate ben oltre.
Inoltre, tra le conquiste musulmane e le crociate c'è una differenza. La dottrina cristiana cattolica attuale non giustifica le crociate. E a livello puramente teologico, sono sempre state incompatibili. La dottrina islamica attuale giustifica senza battere ciglio le conquiste territoriali passate.
Il colonialismo. Tentare di valutare le conseguenze del colonialismo esigerebbe pagine e pagine.
In ogni caso, non sono disposto ad accettare un compromesso sulla mia libertà di parola, né tantomeno di azione legale per sensi di colpa nei confronti di un passato che non ho vissuto né contribuito a creare.
Sykes-Picot, ovvero la spartizione europea del Medio Oriente. Se cent'anni fa i fautori dell'unità politica del Medio Oriente erano gli stessi che vanno forte ora (ovvero Isis e similari), e se le masse del Medio Oriente erano disposte ad appoggiarli come la popolazione sunnita sta (nemmeno troppo) tacitamente appoggiando l'Isis nei territori sotto sua amministrazione, sono un fan di Sykes e pure di Picot. Considerato che cent'anni fa l'istruzione delle masse era certamente inferiore a quella già mediocre garantita dai dittatori o ex dittatori, considerato il fatto che le scuole coraniche colmavano e colmano tuttora il vuoto, considerato il fatto che il pensiero fondamentalista circola nella zona da tempo (l'Arabia Saudita è stata costruita con un'ideologia molto simile a quella dell'Isis), rimango fan di Sykes e pure di Picot. Meglio l'ingiustizia che la barbarie.
.5 Un argomento molto caro ai sostenitori delle società chiuse, per cui ogni 'valore tradizionale' si situa sul medesimo gradino della scala e, in ogni caso, dall'altra parte della barricata rispetto alla società aperta liberaldemocratica.
Concordo sulle posizioni della barricata, per prendere coscientemente le difese della società materialista e liberaldemocratica. Appellarsi al buon gusto, alla satira responsabile, al rispetto delle identità culturali altre significa auspicare l'avvento della censura. Censura che i suddetti sostenitori, in ogni caso, gradirebbero pure.
Ora, anche mettendomi nei panni di uno di codesti suddetti, Islam e cristianesimo hanno modi ben differenti di 'resistere'. 'Non uccidere' e 'ama il prossimo tuo' sono precetti che difficilmente un cristiano si scorda. Anders Breivik dalla Norvegia non è considerato un martire di Cristo.
In ogni caso, non amando le ingerenze religiose negli affari di Stato, considero la Francia un modello da seguire proprio per la laicità e la secolarizzazione portata avanti dall'apparato statale.
.6 Il dibattito su quale delle infinite versioni di una religione sia la più pura o coerente sarebbe da affidare esclusivamente a non credenti in quella religione.
Mi limito a dire che solitamente 'interpretazione letterale' e 'coerenza' hanno un rapporto stretto.
Poco mi interessa, d'altronde. Ma chi dice 'l'Isis non è vero Islam' non ha nessuna autorità per poterlo dire. Il vero Islam è come il falso Islam: non esiste. A meno che tu non creda ad una delle varianti dell'Islam, in tal caso la tua versione sarà l'unica vera e le altre false.
Sul resto del punto 6 non ho nulla da dire.
3) Il Controvalzer del senso di colpa - contestazioni personali
.1 La civiltà occidentale dovrebbe tutelare per legge e di fatto ogni forma di espressione di ogni tipo di pensiero.
Un attacco alla redazione del Charlie Hebdo dovrebbe essere automaticamente un attacco a quei valori di libertà d'espressione difesi da alcuni stati europei, gli stessi che per via della mancanza di legislazioni e controlli appositi accettano la dipendenza più o meno marcata dei mezzi di informazione da qualsivoglia interesse politico e, soprattutto, economico, permettendo vergognosamente la concentrazione delle proprietà di questi mezzi in poche mani.
Giornali radicali come il Charlie Hebdo, non comuni, misconosciuti e non troppo stimati in Occidente, sono simboli di libertà sui quali la popolazione europea non ha riflettuto abbastanza, tendendo a livellare la propria intelligenza su un supposto senso comune che fa della superficialità intellettuale il mezzo per risolvere o per evitare conflitti. L'individuo medio d'occidente del XXI sec, soprattutto quello che usufruisce abitualmente di quello spazio di libertà che sono i social network, preferisce il sensazionalismo, la tifoseria irrazionale, l'infotainment e lo slogan sensibilizzante al confronto argomentativo, quasi nessuno usa i social per creare e partecipare a discussioni razionali intorno ad argomenti che aiutano a far crescere una società democratica. L'individuo medio euroamericano condivide sui social immagini violente ogni volta che accade una tragedia nel mondo, lo fa per molte ragioni, tra cui il desiderio di essere partecipe del flusso degli eventi, non di rado per esaltare la propria coscienza civile, attraverso uno schermo, davanti a tutti quegli altri individui che, e sono la maggioranza in cui lui stesso è compreso, non farebbero e non fanno assolutamente nulla di concreto per difendere il diritto di un vignettista a disegnare quel che vuole, soprattutto se disegna qualcosa da cui si sente lontano ideologicamente e geograficamente. #tunespascharlie.
.2 Il mondo musulmano, indipendente o meno da potenze occidentali o servizi segreti legati alla Cia e al Mossad, ha parecchio a che fare con il fondamentalismo. L'Islam, come tante altre se non tutte le religioni, è intollerante verso altre forme di pensiero, tanto che nella grande maggioranza degli stati nordafricani e mediorientali vige un regime di libertà individuali del tutto imparagonabile a quello occidentale, anzi ad esso inferiore, proprio in virtù della base trascendente dell'ordinamento giuridico. L'Islam, vero o falso che sia, ha a che fare con l'Isis, con Al Qaida o Al Nusra, che agiscono seguendo versetti del Corano indipendentemente dal fatto che siano o meno in rapporti con lo Stato d'Israele, le petromonarchie del Golfo e tutti gli alleati dell'occidente nell'area mediorientale. I Fratelli Musulmani, il Califfato di Al Baghdadi, i talebani, Boko Haram e i mujaheddin ceceni non sono creazioni dell'imperialismo NATO, sebbene siano o siano stati finanziati da paesi NATO o loro alleati, poiché hanno basi teoriche e teologiche direttamente riconducibili a pensatori islamici. Possiedono fondamenti di pensiero che sono espressione della civiltà islamica, del Corano, degli hadith e di pensatori recenti o meno di fede musulmana. Allo stesso modo, è possibile dire che le Brigate Rosse avessero a che fare con il comunismo, o il KKK con il cristianesimo, dato che esisteva una correlazione diretta tra teoria e azione. #inyourname.
.3 L'individuo medio euroamericano non è solito mobilitarsi per la difesa della libertà d'espressione di chiunque, soprattutto se non ci sono morti ammazzati, e qualora si mobilitasse raramente lo fa in modi che vanno al di là di 14 caratteri digitati su una tastiera. Le leggi sull'omofobia, i reati di apologia di fascismo o di comunismo, il reato di negazionismo dell'olocausto, il reato di blasfemia, sono reati d'opinione, perciò violazioni della libertà d'espressione, contemplati all'interno dell'ordinamento giuridico di stati occidentali. Scandalosamente vigenti e talora persino difesi in paesi democratici, sebbene la popolazione, o meglio la fascia intellettuale, abbia in orrore il concetto stesso di 'reato d'opinione'. In certi casi la repressione di un'opinione è tuttavia tollerata e giustificata da quella parte di popolazione che, in maniere raffinate, lascia trapelare il proprio appoggio alla limitazione della libertà d'espressione, appellandosi alla tolleranza culturale, all'anti-qualcosa-di-brutto, al senso di responsabilità, all'educazione, al buon gusto, alla presa di coscienza, almeno finché non si raggiunge la repressione armata e intimidatoria come quella avvenuta alla redazione del Charlie Hebdo, giornale di cui comunque avrebbe volentieri vietato la pubblicazione fino al giorno dell'attentato. #tunespascharlie.
---
L'autore, per amore e per necessità, sceglie di rifugiarsi in un'utopia universalista ed egualitaria oltre i tempi e gli spazi, in cui le false equivalenze diventano meravigliose corrispondenze biunivoche, un mondo di sinonimi perfetti nella verità, nella giustizia e nella bellezza.
24F
.1 La civiltà occidentale dovrebbe tutelare per legge e di fatto ogni forma di espressione di ogni tipo di pensiero.
Un attacco alla redazione del Charlie Hebdo dovrebbe essere automaticamente un attacco a quei valori di libertà d'espressione difesi da alcuni stati europei, gli stessi che per via della mancanza di legislazioni e controlli appositi accettano la dipendenza più o meno marcata dei mezzi di informazione da qualsivoglia interesse politico e, soprattutto, economico, permettendo vergognosamente la concentrazione delle proprietà di questi mezzi in poche mani.
Giornali radicali come il Charlie Hebdo, non comuni, misconosciuti e non troppo stimati in Occidente, sono simboli di libertà sui quali la popolazione europea non ha riflettuto abbastanza, tendendo a livellare la propria intelligenza su un supposto senso comune che fa della superficialità intellettuale il mezzo per risolvere o per evitare conflitti. L'individuo medio d'occidente del XXI sec, soprattutto quello che usufruisce abitualmente di quello spazio di libertà che sono i social network, preferisce il sensazionalismo, la tifoseria irrazionale, l'infotainment e lo slogan sensibilizzante al confronto argomentativo, quasi nessuno usa i social per creare e partecipare a discussioni razionali intorno ad argomenti che aiutano a far crescere una società democratica. L'individuo medio euroamericano condivide sui social immagini violente ogni volta che accade una tragedia nel mondo, lo fa per molte ragioni, tra cui il desiderio di essere partecipe del flusso degli eventi, non di rado per esaltare la propria coscienza civile, attraverso uno schermo, davanti a tutti quegli altri individui che, e sono la maggioranza in cui lui stesso è compreso, non farebbero e non fanno assolutamente nulla di concreto per difendere il diritto di un vignettista a disegnare quel che vuole, soprattutto se disegna qualcosa da cui si sente lontano ideologicamente e geograficamente. #tunespascharlie.
.2 Il mondo musulmano, indipendente o meno da potenze occidentali o servizi segreti legati alla Cia e al Mossad, ha parecchio a che fare con il fondamentalismo. L'Islam, come tante altre se non tutte le religioni, è intollerante verso altre forme di pensiero, tanto che nella grande maggioranza degli stati nordafricani e mediorientali vige un regime di libertà individuali del tutto imparagonabile a quello occidentale, anzi ad esso inferiore, proprio in virtù della base trascendente dell'ordinamento giuridico. L'Islam, vero o falso che sia, ha a che fare con l'Isis, con Al Qaida o Al Nusra, che agiscono seguendo versetti del Corano indipendentemente dal fatto che siano o meno in rapporti con lo Stato d'Israele, le petromonarchie del Golfo e tutti gli alleati dell'occidente nell'area mediorientale. I Fratelli Musulmani, il Califfato di Al Baghdadi, i talebani, Boko Haram e i mujaheddin ceceni non sono creazioni dell'imperialismo NATO, sebbene siano o siano stati finanziati da paesi NATO o loro alleati, poiché hanno basi teoriche e teologiche direttamente riconducibili a pensatori islamici. Possiedono fondamenti di pensiero che sono espressione della civiltà islamica, del Corano, degli hadith e di pensatori recenti o meno di fede musulmana. Allo stesso modo, è possibile dire che le Brigate Rosse avessero a che fare con il comunismo, o il KKK con il cristianesimo, dato che esisteva una correlazione diretta tra teoria e azione. #inyourname.
.3 L'individuo medio euroamericano non è solito mobilitarsi per la difesa della libertà d'espressione di chiunque, soprattutto se non ci sono morti ammazzati, e qualora si mobilitasse raramente lo fa in modi che vanno al di là di 14 caratteri digitati su una tastiera. Le leggi sull'omofobia, i reati di apologia di fascismo o di comunismo, il reato di negazionismo dell'olocausto, il reato di blasfemia, sono reati d'opinione, perciò violazioni della libertà d'espressione, contemplati all'interno dell'ordinamento giuridico di stati occidentali. Scandalosamente vigenti e talora persino difesi in paesi democratici, sebbene la popolazione, o meglio la fascia intellettuale, abbia in orrore il concetto stesso di 'reato d'opinione'. In certi casi la repressione di un'opinione è tuttavia tollerata e giustificata da quella parte di popolazione che, in maniere raffinate, lascia trapelare il proprio appoggio alla limitazione della libertà d'espressione, appellandosi alla tolleranza culturale, all'anti-qualcosa-di-brutto, al senso di responsabilità, all'educazione, al buon gusto, alla presa di coscienza, almeno finché non si raggiunge la repressione armata e intimidatoria come quella avvenuta alla redazione del Charlie Hebdo, giornale di cui comunque avrebbe volentieri vietato la pubblicazione fino al giorno dell'attentato. #tunespascharlie.
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L'autore, per amore e per necessità, sceglie di rifugiarsi in un'utopia universalista ed egualitaria oltre i tempi e gli spazi, in cui le false equivalenze diventano meravigliose corrispondenze biunivoche, un mondo di sinonimi perfetti nella verità, nella giustizia e nella bellezza.
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